È già rientrato, lo dico subito. A botte di ghiaccio, arnica, Cetilar crema e pure un po’ una botta di culo, perché lo so quanto può diventare lungo, estenuante e recidivo un dolore al ginocchio. Ci sono già passata.
Due settimane fa, dopo le prime ripetute del mio nuovo piano di allenamento, mi faceva male il ginocchio destro, lato esterno. Una croce che mi porto dietro da decenni. Ha cominciato a darmi fastidio già durante la corsa e ho dato la colpa agli esercizi di tecnica che ho fatto prima di correre. Sono pieni di salti e io coi salti non vado d’accordo. Non piacciono alle mie ginocchia, per la verità, fosse per me vivrei saltellando.
Questo dolore non si riaffacciava da anni ma si può dire che lo aspettavo, ero sicura prima o poi che sarebbe tornato. Però quando è riapparso, come una coltellata improvvisa, sono sprofondata.
Ogni tanto penso che avrei avuto un gran talento come crisis scenario designer. A figurarmi gli scenari più critici (anzi: apocalittici) sono la più brava. Le prime cose a cui ho pensato quando il ginocchio ha iniziato a farmi male sono state “non potrò correre mai più (che catastrofica), è appena iniziata e già finita (ma va, sarà solo una pausa), non mi passerà mai (ma se ti è già passato altre volte).” Quella tra parentesi è Sara-yee, l’altra è Sara-gneh, te ne ho parlato qui.
Quella mattina, dopo una fitta schermaglia, ha avuto la meglio la me ottimista: un paio di giorni di riposo e riparto. Il giorno seguente però non potevo camminare. Allora ha preso il sopravvento l’altra Sara e ha ricominciato a tratteggiare un futuro a tinte fosche, nel quale rinuncio alla corsa, ai pattini, alle lunghe scarpinate sull’Etna e forse pure allo yoga più ardito, perché il ginocchio in quel momento non potevo neppure piegarlo, pensa gnutticarmi con i piedi dietro la testa.
Giacendo su una poltrona con la compressa di ghiaccio sul ginocchio e due coperte addosso, in preda al massimo sconforto, guardavo la tabella dei miei allenamenti della settimana e mi maledicevo. Lo sai che i salti non puoi farli, perché ti sei incaponita con la tecnica di corsa? Ma corri come ti viene e basta, cosa vuoi che cambi se appoggi meglio di punta, mica devi fare i record, mica sei un’atleta di élite, non sei neppure un’atleta.
Ho passato tre giorni così. Il dolore prima è scemato, poi svanito. Ma tutto il mio movimento era stato letto-bagno-scrivania-cucina, non era una prova. Il venerdì mattina mi sono messa le scarpe e sono uscita a correre un lento. A ogni passo temevo che il dolore comparisse e infatti è ricomparso al minuto 45 su una corsa di 55. Ho fatto quello che non si fa, continuare e finire. Se non posso correre più per chissà quanto, o forse per sempre (Sara-gneh tende a essere definitiva), tanto vale che almeno questa corsa la completi.
Quando sono tornata a casa mi sono imposta di non pensarci anche se col ghiaccio che morde la pelle in una mattina di gennaio facile non è. Ho riempito la giornata con mille impegni e sono arrivata a sera, al momento di rimettere il ghiaccio, senza averci pensato più. Il doloretto era ancora lì, sullo sfondo. Il sabato ho osservato un assoluto riposo e la domenica ci ho riprovato. Toccava al lungo, per di più variato, con un cambio di velocità ogni 2 km. Mi aspettavo il dolore intorno al km 6. Niente. Avevo studiato il percorso per non essere troppo lontana da casa quando il dolore si fosse ripresentato. Niente. Ho allungato leggermente la corsa e niente. Niente. Da allora ho fatto altre 3 corse. Niente. Gli esercizi di tecnica non li sto facendo più. Ogni corsa, con lo spettro del dolore alle mie spalle, mi pare di strapparla al fato che da più di 20 anni ha preso dimora nel mio ginocchio destro.
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Cara Sara (che è un incipit assonante molto cool), come descrivi bene sensazioni che mi accompagnano da tanto tempo… quella tensione nell’allacciare le scarpe quando si riprende, la paura di non poter correre mai più. La buona scrittura la riconosci così: sentimenti così familiari, che sai per certo essere veri, attraverso le tue parole sembrano ancora più veri.
Ieri mattina, davanti a un caffè in spiaggia a Cagliari, io e mia sorella stavamo parlando della tua newsletter. Poi di quanto i nostri acciacchi (e la nostra osteopata) ci sconsiglierebbero di correre. Poi delle scarpe e della corazza. Poi che potremmo puntare alla 8km di Formentera 2025 (nostro posto del cuore), obiettivo piccolo ma per noi grandissimo, adatto agli acciacchi di cui sopra. Poi, forse, pure alla 5km di Atene.
Al ritorno, ieri sera, ci siamo lasciate dicendoci “da questa settimana iniziamo a correre”.
Nuovi inizi, anche grazie a te ✨