Credo sia arrivato il momento di presentarti il cast di questa storia, che include me ma non solo. Nessun viaggio si fa davvero da soli. Anche quando viaggio sola - cosa che mi piace moltissimo - ho sempre qualcuno a cui raccontare, con cui condividere, da cui ricevere supporto, a cui dire dove sono quando. Quando corro sola qualcuno sa dove sto correndo e quanto correrò e dopo si sorbisce il mio resoconto sulla corsa. Questo viaggio verso la maratona lo sto facendo da sola ma sola non sono mai. Ecco dunque i personaggi della storia.
Le Sare (me e l’altra me)
Chi sono io e cosa faccio te lo dico nel footer di questa mail, ma chi sono mentre corro lo sto scoprendo e forse anche costruendo man mano che scrivo la newsletter. Al momento ci sono due Sare prevalenti. Una, la chiamerò la Sara-yee, è quella che ci crede tantissimo, si motiva e non molla, che la mattina trova la voglia di alzarsi prima dell’alba e si allaccia le scarpe per correre, che sa che ce la posso fare. L’altra, la chiamo Sara-gneh, tenta di sabotarmi a ogni uscita, mi sussurra nell’orecchio ma chi te lo fa fare, ma resta a letto e leggi, non ce la farai mai, tanto poi molli, risparmia la fatica. Compare anche in altri momenti meno opportuni ancora, specialmente durante la corsa, e prova a farmi smettere prima. Cerco di non ascoltarla ma ha il suo perché, smorza un po’ gli entusiasmi eccessivi di Sara-yee e mi riporta coi piedi per terra quando tendo a esagerare un po’. Lei se ne accorge sempre. Intendiamoci, secondo lei esagero pure ad alzarmi dal letto, ma funziona da freno di sicurezza e sto imparando a farle spazio anche se mi sta antipatica.
Nino
Lui è il compagno della mia vita, mi è sempre accanto. Sua è la voce che sento quando tendo a drammatizzare (corsa o non corsa). La sento per davvero quando siamo insieme e ridimensiona i miei drammi riportandomi a prospettive più realistiche - io tendo ad andare per le nuvole - ma la sento anche quando sono sola e mi accorgo di star partendo per la tangente.
Suoi sono anche molti consigli sulla mia corsa, i miei allenamenti, i tempi. È un runner con più esperienza di me, corre più a lungo, da più tempo e soprattutto corre per il piacere di correre. Non partecipa a gare, non fa confronti, non gli serve misurarsi con nessun altro che se stesso. Un insegnamento importante per me che invece tendo a diventare competitiva e oscillo tra eccesso di autoindulgenza e il diventare fin troppo esigente.
Anna
L’amica che tutto sa anche quando non glielo dico (ma glielo dico pure troppo, povera lei). Lei crede in me incondizionatamente, sa che posso fare cose nelle quali io ancora non credo fino in fondo. La prima cosa che mi ha detto quando le ho parlato della maratona non è stato, come tutti gli altri, ma che vai dicendo! È stato wow, sono sicura che ce la farai! E me lo ripete spesso.
Papà
Mio papà da giovane correva. Nelle estati che passavamo dalla nonna ogni pomeriggio si metteva i suoi pantaloncini (io ne ricordo un paio giallo con banda rossa perché li avevamo uguali), allacciava le scarpe e andava a correre nel castagneto. Erano i primi anni ‘80. Tornava trasfigurato, arrossato e felice. Era pieno di energia e gioia. Penso sia quella sensazione che io stessa vado cercando nella corsa e non me ne ero resa conto fino a questo momento. Quel senso di compimento, di perfetta presenza di sé.
Oggi papà è anziano e ammalato, ha dovuto rinunciare anche a piccole cose della vita quotidiana come fare due passi a piedi. Ma ogni volta che mi vede in tenuta da corsa si informa: dove sei arrivata? Quanto ci hai messo? E quanti km sono? A me piace raccontarglielo quanto a lui domandarmelo. Mi piace soprattutto quando fa la faccia da ah però!
Tu, voi
Tu che leggi e hai deciso di seguire questa avventura ne sei parte integrante. Te ne sono grata. Raccontare ogni settimana cosa succede lungo questo viaggio ha senso perché c’è chi ascolta, mi incoraggia, condivide la sua esperienza, mi scrive di aver trovato qualcosa di sé nelle mie parole, mi aiuta a crederci un po’ di più.
Sono convinta anche io che ce la farai, me lo sento 💕⚡️