Lo scorso ottobre ho scoperto che mio padre ha un tumore al quarto stadio e le mie corse, da quel momento e per un lungo periodo, sono state piene di rabbia e di dolore. Correvo per incanalarlo lì e spostarlo dal luogo in cui si raggrumava - dentro casa, nel mio cuore. Lo lasciavo scorrere nell'illusione di rimuoverlo, almeno un po', o per un po'.
Poi ho iniziato a cambiare registro. Nella corsa non ho più voluto trasfondere il dolore ma farne uno spazio di libertà. Per molti mesi è stato il solo spazio libero che mi è stato concesso. Tutto il mio tempo, a eccezione di quello che non ho potuto togliere al lavoro, è stato dedicato a mio padre. Annullati i viaggi; annullata la vita sociale; annullati svaghi, teatri, arte; annullati pure i sogni, vicini e lontani. Mi pareva di essere improvvisamente al buio. Pesto.
Ho imparato con fatica ad accettare l’aiuto di chi mi è stato vicino e di chi ho voluto vicino in questo. Pure di chi non ne sapeva niente ma in qualche modo intuiva che avevo bisogno di un sorriso, una pacca sulla spalla, uno sguardo "lo so, ti capisco". Ho accolto ogni gesto come una fiammella e li ho messi tutti insieme. Sono diventate un piccolo fuoco.
Piano piano ho recuperato spazi di libertà, creatività, vita, relazioni e progetti a breve e lungo termine. Anche un paio di sogni. Ho recuperato un primo timido viaggio, con tante cautele, molta apprensione, non poche remore. È andata bene.
Tante cose le tengo ancora nel limbo, e tengo sempre ben presente che il mio viaggio verso Atene potrebbe interrompersi in ogni momento, magari un momento prima. Lo so. Ma non sono più in quell'abisso. Mi sto impegnando molto a stare con la testa fuori dall'acqua scura.
La corsa, nel periodo più fosco, è diventata l'ossigeno che mi ha fatto respirare sott'acqua, il momento solo mio. L'unico, sacro e inviolato, nel quale poter essere me come mi voglio e non come devo. Prima di tornare al resto, prima di tornare nella stanza buia, correre è luce. È fuoco.
Ti sono vicina, la forza che troverai dentro di te ti aiuterà, né sono certa....buona corsa della vita
Io ho iniziato a correre per fare del bene, giocavo a basket, tramite un associazione fondata da un leccese trasferitosi a Milano. (https://open.substack.com/pub/runlovers/p/sono-sempre-i-sogni-a-dare-forma?r=1zlykb&utm_campaign=post&utm_medium=web)
Dopo il basket ho continuato a correre, ero uno sportivo nato, nel senso che non so stare fermo, e ho sposato la filosofia dai Fabrizio al 100%... e nell'ottobre 2015, a distanza di due giorni, sono morti lui, che avevo sentito la sera prima per "sfogarmi" sull'ormai imminente morte di mio padre che da pochi mesi lottava con il cancro... è stato un periodo davvero buoi ma tramite la "libertà" della corsa sono riuscito sempre a stare a galla ... la corsa è libertà e "luce"