Leggendo un libro sulla corsa spiegata dalla scienza ho scoperto che esistono studi specifici sugli effetti della musica sulla prestazione sportiva. Tant’è che diverse competizioni ne vietano l’uso considerandola doping. Ho scoperto pure che - guarda caso! - il più noto studioso dell’argomento ha un nome greco.
Si chiama Costas Karageorghis, è specializzato in psicologia dello sport, lavora alla Brunel University di Londra e studia da anni gli effetti psicologici, psicofisiologici e neurofisiologici della musica sulla prestazione agonistica. Lo chiamano The Music Doctor. Ha anche creato insieme a Spotify la “playlist perfetta” per allenarsi.
Con una breve ricerca online ho scoperto che gli studi di Karageorghis sono ben noti nell’ambiente del running ma io ovviamente non ne sapevo nulla. Tuttavia ho sperimentato nella mia piccola esperienza quanto la musica sia capace di tenermi su mentre corro, specialmente verso la fine di un allenamento lungo quando la postura va afflosciandosi e non ne puoi più, e non ne vuoi più. Il pezzo giusto, a quel punto, può fare il miracolo.
Lo ha fatto per me domenica scorsa, per esempio. Mancavano gli ultimi 2 km per chiudere il mio lungo, andavo avanti per inerzia e caparbietà perché non ce la facevo proprio più a spingere. Su Spotify è partita What I Like About You di The Romantics. Non è una canzone che mi piace particolarmente, era tra i suggerimenti casuali di Spotify, ma in quel momento il suo ritmo mi ha dato una svegliata e ha sostenuto il mio passo per completare la corsa. L’ho messa in Repeat e l’ho ascoltata più volte finché non sono arrivata in fondo.
In verità sto cercando di disabituarmi alla musica durante la corsa per concentrarmi di più sulle sensazioni del mio corpo e quello che mi circonda. Però fatico a lasciarla durante i lunghi lenti. Essendo io ancora piuttosto lenta, i miei lunghi sono davvero molto lunghi in termini di tempo e molto lenti in termini di velocità. La musica mi fa compagnia, mi distrae quando devo passare più volte sullo stesso tratto per coprire il chilometraggio senza arrivare a Katmandu, mi dà la carica quando inizio a mollare.
Posso rinunciarvi negli allenamenti settimanali, più brevi, la domenica no (non ancora). Mi sono però procurata un paio di cuffie a conduzione ossea, visto che corro in strada. Mi permettono di tenere le orecchie libere pur continuando a sentire la musica, così sono sempre consapevole dei rumori di fondo, sento le voci e le auto che si avvicinano. Ma quello a cui tendo è eliminare la musica per calarmi interamente in me, nel gesto che compio, nel luogo che attraverso.
Tu, se corri, corri con la musica o ci hai rinunciato? E come hai fatto? Hai tratto vantaggi dal correre senza?
Perché rinunciarci?
Si corre per stare bene e correre con la musica mi fa stare bene.
Corro da tanto tempo e ne ho sperimentate molte. Musica rock musica classica no music. Da solo in gruppo in coppia. Ultimo periodo spesso da solo, con l’avanzamento dell’età, molti amici mi hanno abbandonato, ho provato gli audiolibri. Se la lettura è buona e la storia è avvincente, con la cuffia aperta per la sicurezza, quando finisco la corsa mi dispiace. Devo precisare che non sono più dipendente da tempi e performance particolari. Cerco di correre per mantenermi in forma