Questa storia inizia la settimana scorsa, di venerdì, con me che mi addormento su un treno con l’aria condizionata manco fossimo nel deserto del Gobi a mezzodì e mi risveglio con la gola che pizzica. Per stroncare sul nascere ogni possibilità di malanno vado subito in farmacia, mi faccio dare le pastiglie più potenti che hanno e il mal di gola mi passa in due giorni. Ma solo per spostarsi al naso subito dopo. Mi sono ammalata.
Niente di eccezionale, certo. Con il cambio di stagione al malanno sono abbonata. Solo che adesso sono nella fase finale del mio allenamento per la maratona e sarebbe di gran lunga preferibile non dover saltare gli ultimi allenamenti. Invece mercoledì, dopo una notte di febbre, con il naso ormai totalmente chiuso e la sensazione di aver dormito sotto uno schiacciasassi, ho dovuto saltare le ripetute.
Fin qui, di nuovo, niente di così eccezionale. Quello che è cambiato e mi ha stupito è stata la mia reazione. Mesi fa, quando capitava di dover saltare un allenamento (e solo se ero davvero a quattro piedi, se no lo facevo ugualmente), la prendevo proprio male. Mi sembrava la fine del mondo, come se un allenamento o due saltati potessero compromettere tutto il lavoro e dovessi poi ricominciare da capo.
In realtà poi mi accorgevo che il riposo supplementare quasi sempre migliorava la prestazione seguente, anziché il contrario. Ma la testa prende vie tutte sue, a volte pure contro l’evidenza. Tuttora faccio i conti con questa cosa quando corro i lunghissimi domenicali. So che ho le gambe e il fiato per arrivare in fondo, e infatti poi ci arrivo sempre, ma c’è un momento, all’incirca a metà all’ultimo terzo della corsa, in cui la testa fa di tutto per convincermi che non ce la posso fare. Qualche volta ci credo pure.
Per questo adesso mi stupisce molto come sto reagendo a questo intoppo. Sto dando ascolto al corpo anziché alla mente. Serve che mi fermi e mi fermo, senza paranoie. Ora che sono alla fine e manca poco più di un mese, so bene che gli allenamenti sono tutti preziosi ma so anche che ho lavorato molto a lungo per arrivare dove sono e il grosso del lavoro è già stato fatto.
L’allenamento saltato mi manca perché mi sono abituata alla routine e perché correre mi fa stare bene, al di là dell’obiettivo che perseguo. Però - e questo ha davvero dell’incredibile, per una persona come me - questa volta non sto sclerando. Ci ho messo un anno e mezzo ma la considero una grande conquista.
Vale più aver imparato questo, che un mese di allenamento.
Sai che nelle scorse settimane mi sono ritrovato esattamente nella stessa situazione. Raffreddore e rinite, e stop agli allenamenti per una settimana. Rispetto alle scorse preparazioni zero paranoie, a parte la necessità impellente di endorfine 😁
E alla fine si riparte sempre meglio di come si stava quando ci si è fermati 💪🏻