Questa puntata prende spunto da una chat con la mia amica Anna che da mesi, ogni giorno, si sorbisce i miei sproloqui sulla corsa: quando mi lamento per le ripetute, quando mi esalto per una corsa lunga che mi è venuta facile, quando mi preoccupo per un allenamento che dovrò fare 3 giorni dopo, quando ho fame, e quanta fame, quando sono stanca, e quanto stanca, quando ho sonno, e quanto sonno.
Venerdì pomeriggio le ho raccontato del “pisolino” di quasi tre ore che avevo sentito la necessità di fare dopo pranzo, trovandomi poi in ritardo su tutto il resto della vita. Lavoro in primis. Ma ti ha reso più riposata e produttiva ha scritto lei. Non so più cosa sia il riposo ho risposto io. E poi: La corsa dà tante cose ma di sicuro una te la toglie: il riposo.
Sono continuamente stanca. Anche quando mi riposo - e non ho mai curato il riposo come adesso - non recupero mai del tutto. La corsa in realtà mi fa dormire meglio, e di sicuro di più. Però non mi basta.
Pensavo sarebbe stata la fame perenne la questione cruciale da affrontare, tanto che qualche mese fa ho chiesto aiuto alla mia nutrizionista, invece a un certo punto poi mi sazio. Di riposo, invece, non sono mai sazia. Non è questione di orari. Mi alzo presto senza sforzi e vado a letto altrettanto presto. Sulla carta le ore di sonno ci sono. Il problema è che nelle ore di veglia mi massacro.
Faccio tante cose e non voglio rinunciare a nessuna ma la corsa non perdona. Esige tempo. Quello dell’allenamento vero e proprio e quello dell’allenamento secondario (core, funzionale, tecnica… ). Quello della pianificazione, perché devo incastrare tutto a modo per non saltare neanche un allenamento ma neppure tutte le altre cose che mi piace fare, oltre quelle che devo. E poi c’è il tempo del riposo. Ho imparato a ritagliare improvvidi pisolini negli orari più balzani. In genere riesco a mantenerli dentro la mezz’ora e a non sentirmi troppo stordita quando mi sveglio. A volte però prendono il sopravvento e diventano lunghi quasi quanto una notte di sonno. Troppo corti come nottata, troppo lunghi come pisolini. Mi sveglio più rimbambita, non più riposata.
Non ho ancora trovato il punto di equilibrio. Eppure mi sento più forte, gli allenamenti non sono più massacranti com’erano all’inizio, li reggo meglio e so di poterli affrontare perché ne ho le forze fisiche e mentali. Il programma diventa più tosto via via che la maratona si avvicina, ma pure io lo sono. It doesn’t get easier, you get stronger ho letto qualche giorno fa sotto un reel a tema corsa. Me lo sono scritto su un foglietto e l’ho appeso vicino al letto. È proprio quello in foto d’apertura. Lo vedo ogni volta che apro gli occhi per alzarmi e andare a correre.
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È il motivo per cui non riesco a tornare ai miei tempi e velocità pre-figli: la corsa richiede grandi tempi di recupero e i bambini non lo permettono molto. Ma si impara anche ad accettare un ritmo diverso, è “interessante” anche questo.
Questo principio vale anche per altri aspetti della vita, me ne sto rendendo conto.