
Ci sono state corse che mi hanno fatto sentire invincibile. Altre mi hanno fatto pensare di aver sbagliato sport. Ma non ho mai dubitato di poter continuare. Si trattava al massimo di migliorare o no, non certo di non riuscire a correre. Poi ho incontrato la menopausa.
Da fine aprile, con un picco tra maggio e giugno, ho sperimentato un malessere che ha reso le mie corse prima solo più faticose, poi difficili, alcune volte proprio impossibili da finire. Con tutto il carico di frustrazione che ciò ha comportato. Anche perché, sulle prime, non capivo proprio cosa mi stesse succedendo.
Ero sul punto di aggiornare le zone di velocità, mi riconoscevo dei miglioramenti notevoli. Ero anche a un passo dal ricominciare la preparazione specifica per la maratona di novembre. Ma tutto all’improvviso era diventato più oneroso che mai, fisicamente e mentalmente.
Solo dopo alcune settimane ho iniziato a unire i puntini e a sospettare cosa stesse succedendo. Approfondimenti medici lo hanno confermato. E io, incredula, a domandarmi perché nessuno ci prepari a questo cambiamento così profondo.
La prima reazione è stata di rabbia e di sconforto, poi ho cominciato a leggere e studiare e a confrontarmi con altre donne, che è la mia soluzione più o meno per ogni problema della vita. Quelle della generazione di mia mamma hanno glissato. Della mia cerchia di amiche ero la prima. Ho dunque bussato ad altre porte, cercando confronti con un’età di mezzo. Mi sono accorta che non se ne parla, o non se ne parla abbastanza, o si fa con la reticenza di qualcosa da obliare. Quando se ne parla, lo si fa nei termini di una perdita. Un senso di perdita che io francamente non provo.
Non mi sento deprivata di qualcosa, del mio “destino biologico” o di una fantomatica utilità sociale. Eppure mi è stata presentata quasi da chiunque in questi termini, anche dalla mia ginecologa. Io non cercavo conforto emotivo, non mi sentivo diminuita come donna. Cercavo soluzioni concrete: come mi libero di questi sintomi?
Fossero poi solo le vampe (violente, frequenti). Si sono accompagnate a una stanchezza ineliminabile, a cadute di concentrazione, pressione ballerina, battiti sballati, quello che mi hanno detto chiamarsi brain fog, sbalzi d’umore e dolori articolari. Oltre a sentirmi completamente disorientata da tutto questo, specialmente finché non ho capito di cosa si trattasse, la mia corsa ne ha risentito pesantemente. Non riconoscevo più il mio corpo. Non rispondeva più come prima, o non rispondeva affatto. Come se d’un tratto mi avessero travasata dentro un corpo non mio, da imparare a manovrare da capo.
Non ho ancora risolto, ma ho cominciato a farlo. Ci vorranno circa 4-6 settimane perché la terapia ormonale entri a regime. Ho optato per questa strada perché – nel mio caso specifico, che ovviamente non vale per tutte – non credo di dover per forza accettare il corso naturale delle cose. Non vivo in stato di natura e ho una vita che non mi consente di rallentare e “godermi il cambiamento” (né voglio). Se la medicina mi aiuta a risolvere un disagio, io me ne servo.
Lo racconto non solo perché qui ho deciso di documentare le tappe di questo percorso, e questo inciampo ne fa parte a pieno titolo, ma perché vorrei contribuire alla diffusione di una consapevolezza su una tappa della nostra vita che tutte dobbiamo attraversare ma alla quale nessuno ci prepara.
Prima di trovarmici in mezzo avevo sentito solo parlare di vampate e nient’altro, e sempre con toni scherzosi, anche se non c’è niente da ridere. C’è molto di più ed è molto più impattante di quanto si creda. Dovremmo parlarne, tra noi ma anche alle donne più giovani che ci arriveranno tra 10-15 anni e agli uomini che ci sono accanto e, vogliano o no, questa cosa la vivono con noi e non hanno la più pallida idea di come maneggiarla.
E con questa bella vampa, andiamo ad accendere il braciere del Panathinaikó! Πάμε, κοπέλα μου❣️🇬🇷🥇🏃♀️
Teniamo duro ragazze, è una fase che arriverà per tutte prima o poi, passerà e troveremo un nuovo equilibrio. Io, che in generale sono una persona ansiosa, per questo passaggio prossimo venturo, non sono preoccupata, non la vivo come una perdita e cercherò, con la mia ginecologa, il modo migliore per me di attenuare i sintomi. Un abbraccio a tutte.