
Lungo il percorso dove mi alleno più spesso c’è una piccola salita posizionata in modo tale che, guarda caso, mi capita sempre nel momento meno opportuno. Non è neanche una vera salita, io la chiamo salitella ed è già un’esagerazione. Più che altro è un tratto più intenso di un lungo falsopiano. Sono ormai due anni e un po’ che corro lì in maniera costante, praticamente ci ho fatto i solchi. Eppure alla salitella non mi sono abituata.
Pare fatto apposta: quando sto per iniziare una ripetuta tosta, a metà dell’ultimo allungo quando sono già sull’orlo dell’altro mondo, alla fine di un lunghissimo quando le gambe non vogliono più saperne neanche di correre in piano, figurarsi iniziare a salire. In siciliano si direbbe ma vidu petri petri per intendere che ti trovi in difficoltà. Ed ecco spiegata anche la foto di apertura.
Ovviamente non tutti gli allenamenti mi riservano una fase tosta proprio in quel punto, ma averlo notato varie volte mi ha fatto pensare che le prove più dure non si presentano (quasi mai) quando siamo freschi e sereni, ma quando siamo già provati, vulnerabili, o in crisi. Scommetto che, anche se non corri, lo sai bene quanto me.
A questo punto le strade sono due: o ridi, se ci riesci, e la prendi così; oppure fai uno scatto in più e pensi che non è sfortuna e non è accanimento del destino, ma un’opportunità. È proprio lì, sulla soglia della difficoltà, che inizia il lavoro vero.
Non sto più parlando della salitella. Forse neanche (soltanto) della corsa. La differenza, a quel punto, sta tutta nel modo in cui te la giochi. Quel punto è un varco. Quante volte, pensando di essere alla fine delle forze, ci accorgiamo di averne ancora, e che lo sforzo vero comincia un passo più in là?
Quando il corpo dice basta, la testa deve decidere se credergli oppure no. In quel momento non te la vedi più solo con le gambe ma con la motivazione. La più profonda. Con il perché.
La salita è sempre lì, so bene quando sta per arrivare e che non c’è un’altra via. Sto imparando ad affrontarla con l’idea che la fatica non mi spezza, mi costruisce.
Sempre saggia!
"La fatica non mi spezza, mi costruisce" è una frase perfetta, Sara. Sei riuscita a condensare il senso dei momenti di crisi della corsa, che proprio in quell'attimo diventa paradossalmente una sensazione piacevole, e duratura.