Chi non l’ha sperimentato, in vari modi? Il tempo non scorre sempre alla stessa velocità, checché ne dica l’orologio. Un lampo quando preparavo un esame e non mi bastava, eternità ogni volta che prenotavo un volo e dovevano passare mesi prima di partire, lunghissimo nell’attesa dell’esito di una visita, niente quando trascorri una giornata con una persona che adori e passa troppo in fretta. Pure quando corro il tempo cambia consistenza.
Va bene, non è che cambia il tempo, cambia il modo in cui lo percepisco io. Quando corro diventa solido. Non solo più significativo, pieno, interamente dedicato a una cosa soltanto (in quanti altri momenti possiamo dirlo? Pochi) ma proprio duro. Il tempo è una parte integrante della corsa, quanto il passo, le scarpe, i muscoli, la testa e l’asfalto. Devono esserci tutte queste cose, ma prima di tutto il tempo.
Il tempo è duro specialmente quando sai che devi correre più di due ore e sei ancora al minuto 12: oh cielo, non l’attraverserò mai questo muro. Un muro di tempo, fatto di solidi mattoni. Inattraversabile.
Invece sì, poi l’attraversi sempre, in qualche caso ci giri intorno, lo scavalli, lo butti giù, ma il modo di passare dall’altro lato lo trovi sempre. E sempre, è un’avventura. Funziona quasi come la siepe leopardiana, ti stimola la fantasia, non nell’immaginare cosa c’è oltre ma nel trovare il modo di arrivarci.
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Ho scoperto Kalò Dromo, recupero tutto e lo conservo. Magari un giorno avrò anche solo la metà della tua voglia di andare, con la mountain bike, nel mio caso...
L’ho sentito lo sconforto di quel dodicesimo minuto, e provato tante volte... ma poi si scavalla, e che meraviglia 💫