Ormai lo sai, la maratona di Atene su cui la sto facendo tanto lunga da costruirci intorno un’intera newsletter è solo il culmine di questo viaggio. Prima di allora ho deciso di mettermi alla prova su gare intermedie, sia per testare i miei tempi, sia per fare esperienza di gara in se stessa, familiarizzare con la logistica e imparare a muovermi nel contesto.
La mia esperienza con le competizioni è così ridotta che fa ridere. L’ultima che ho corso è stata quella di Capodanno sulla via che dal mare sale su a Taormina, lunga meno di 10 km, fatta più per divertimento. Solo dopo le cose si sono fatte abbastanza serie da avere un coach che mi prepara per la corsa grossa. Mi sta preparando anche per le due gare a cui mi sono iscritta questa settimana.
La prima sarà il 7 Luglio. Si chiama Baroque Race perché attraversa tre città barocche del Val di Noto per una distanza di 24 km. Si parte da Ragusa, si passa per Modica, si arriva a Scicli. Dove, se il mio tempo di gara non sarà ridicolmente lungo e me ne resterà abbastanza prima di prendere la navetta per Ragusa, intendo premiarmi con una testa di turco. Sai cos’è?
Un dolce. Sontuoso, gigantesco. Praticamente un enorme bignè ripieno di crema. Ricorda una leggendaria battaglia combattuta nel 1091 sulle coste vicino Scicli tra i normanni che difendevano la Sicilia sotto il loro dominio e gli arabi che volevano invaderla e che allora si chiamavano tutti genericamente ed erroneamente turchi. Non esistono tracce storiche di questa battaglia ma, si sa, le storie a volte sono più potenti della Storia. I turchi furono sconfitti grazie all’intervento della Madonna delle Milizie che si palesò in armatura a cavallo di un bianco destriero. Curiosità: pare sia la sola Madonna guerriera della cristianità ed esiste a Scicli una statua che ogni anno a maggio viene portata a zonzo per ricordare l’evento mai avvenuto. Potenza delle storie, dicevo. Il dolce si chiama testa di turco perché ha la forma di un turbante e riproduce la foggia dei copricapo portati dagli arabi intorno all’anno 1000.
Ho divagato. Su questa corsa non ho molto altro da dire. La strada bene o male la conosco già per averla percorsa in auto altre volte. In gran parte scende, con qualche cunetta e falsipiani dalle pendenze minime. Dovrei farcela senza troppi drammi, anche se temo il caldo.
Lo temo ancora di più per la corsa del 28 luglio. L’Etna Trail è per l’appunto una trail corsa tutta sul vulcano, su sterrato lavico o vera e propria roccia. Sono stata indecisa fino all’ultimo se cimentarmi con la 24 km o la 14 km (la 64 km è decisamente fuori portata, oltre a essere lunghissima si corre in parte di notte). Di concerto con l’allenatore ho deciso di non fare il passo più lungo della gamba. 24 km li ho già corsi e li sto correndo anche in questo momento, mentre mi leggi, ma le condizioni del vulcano sono molto diverse dal lungomare di asfalto e dalle dolci collinette su cui mi alleno di solito. A parte il fondo lavico, il percorso è tutto in salita, privo di ombra e ad alta quota. C’è anche la variabile del tempo atmosferico: potrebbe esserci molto vento, se non peggio. Probabilmente sarà già abbastanza dura correrne 14. In ogni caso non vedo letteralmente l’ora!